Stress lavoro correlato: cosa dice la normativa

Persona affetta da stress lavoro correlato

La gestione del tempo e l’organizzazione del lavoro sono due aspetti fondamentali per prevenire possibili disturbi e problemi, quali ad esempio lo stress lavoro correlato. Con questo termine si indica quella situazione di disagio psicologico e stress dovuto appunto al lavoro che, se non gestito correttamente, può portare a manifestazioni di disturbi psichici di diversa entità.

Le cause possono essere molteplici: da un’organizzazione del lavoro troppo pesante a un senso di inadeguatezza e insicurezza personale, fino a una vera e propria mancanza di autonomia decisionale. I sintomi, invece, possono riguardare la sfera fisica o psichica del soggetto colpito, con ricadute importanti per la propria salute mentale.

In questo articolo cerchiamo di capire cosa prevede la normativa italiana sullo stress lavoro correlato, cosa si intende con questa espressione, quali sono le cause e i sintomi per riconoscere questa condizione.

Che cos’è lo stress lavoro correlato?

Per comprendere cosa si intende con “stress lavoro correlato” possiamo partire dalla definizione del National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH), che lo definisce come “un insieme di reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifesta quando le richieste poste dal lavoro non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze del lavoratore”. 

In altre parole, questa particolare condizione di disagio si può manifestare in qualsiasi attività lavorativa – puoi lavorare come dipendente, autonomo oppure lavorare come psicologo, non ha importanza – quando il soggetto non è in grado di gestire correttamente il proprio tempo ed è sottoposto a ritmi di lavoro troppo pesanti.

Oppure, in altri casi, la condizione si manifesta nel momento in cui il soggetto non si sente all’altezza delle aspettative che gli altri hanno riposto in lui, e ciò genera disturbi di natura fisica o psicologica nel soggetto in questione.

Un’altra definizione utile che può aiutarci a comprendere questo disturbo è quella fornita dall’accordo quadro europeo, che definisce lo stress lavoro correlato come “una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative riposte in loro“. 

Dati sullo stress lavoro-correlato

Secondo l’indagine dell’EU-OSHA sui lavoratori “OSH Pulse – Sicurezza e salute sul lavoro dopo la pandemia“, il numero di soggetti colpiti dallo stress lavoro correlato è aumentato in seguito alla pandemia: ad oggi, infatti, ne soffre più di 4 lavoratori su 10 (44%). La fascia d’età più colpita è quella dei 35 – 54 anni, all’interno della quale il 26% dei lavoratori ha affermato di vivere quotidianamente momenti di stress da correlare al lavoro.

Un gran numero di lavoratori intervistati (il 46%) hanno confessato di essere esposto a carichi di lavoro eccessivi e a una forte pressione del tempo. Altri fattori che contribuiscono ad alimentare questo malessere sono la scarsa comunicazione o cooperazione all’interno dell’organizzazione e la mancanza di controllo sul ritmo di lavoro o sui processi lavorativi.

Fortunatamente, secondo la metà di lavoratori intervistati (il 50% circa) la pandemia ha reso più facile parlare di questi disturbi anche sul posto di lavoro e ha permesso alle aziende di attivare degli sportelli e attività volti a prevenire o ridurre i rischi (nel 42% delle realtà in questione).

Quali sono le cause?

Lo stress da lavoro correlato può dipendere da numerosi fattori, tra i quali:

  • l’organizzazione aziendale;
  • le relazioni tra colleghi e con i superiori;
  • il modo in cui viene gestito il lavoro;
  • il rapporto personale che si ha con il lavoro. 

Altre possibili cause che possono portare a una condizione di stress lavoro correlato possono riguardare una comunicazione aziendale inefficace, la mancanza di empatia, dei ritmi di lavoro troppo incalzanti, e una scarsa autonomia personale.

Mobbing e Burnout sono altre due possibili cause che possono portare allo sviluppo dello stress lavoro correlato, in quanto si tratta di situazioni che spingono il lavoratore a isolarsi dai colleghi e talvolta anche a licenziarsi dal proprio lavoro.

Quali sono i sintomi?

Come abbiamo accennato, i sintomi dello stress lavoro correlato possono riguardare sia la sfera fisica del soggetto, sia quella psichica e spesso si manifestano in maniera evidente. Abbiamo riassunto i quattro principali sintomi con le relative descrizioni in una tabella.

Tipologia di sintomiDescrizione
CognitiviRiduzione della concentrazione, stato di confusione, difficoltà nel prendere delle decisioni, difficoltà nella memorizzazione, difficoltà nell’apprendimento.
ComportamentaliAbuso di alcol o di sostanze, disturbi del comportamento alimentare, disfunzioni sessuali, reazioni aggressive, isolamento sociale.
EmotiviTensione nervosa, irritabilità e agitazione, insicurezza, senso di impotenza, riduzione della motivazione, depressione.
FisiologiciAlterazioni del sonno, alterazioni respiratorie, alterazioni cardiache, mal di testa, alterazione del controllo glicemico, tremori, tic, aumento della sudorazione. 

Il soggetto colpito da questo disturbo percepisce un forte senso di stanchezza, fisica e mentale, che non è collegata all’attività svolta nel corso della giornata. Può sentirsi incapace di svolgere il proprio lavoro, oppure non sentirsi all’altezza delle mansioni e dei compiti che gli sono stati assegnati.

Un altro sintomo tipico di questo disturbo è la demotivazione e, in alcuni casi, persino la dipendenza dal lavoro (workaholism). Bisogna sottolineare, comunque, che ci sono dei lavori che espongono maggiormente le persone allo stress.

Normativa dello stress lavoro correlato

Normativa dello stress lavoro correlato

Lo stress da lavoro correlato rappresenta una delle principali problematiche che riguardano i lavoratori nell’ambito europeo: anche per questo motivo è importante conoscere il quadro normativo di riferimento a livello italiano e internazionale.

La normativa di riferimento sulla valutazione del rischio dello stress lavoro correlato è contenuta all’interno del decreto legislativo n. 81/08, che impone l’obbligo per il datore di lavoro di effettuare tale valutazione a cadenza periodica e di redigere un Documento di valutazione dei rischi (DVR) nel quale evidenziare le situazioni più sensibili.

La Commissione Consultiva permanente per la salute e la sicurezza ha redatto alcune indicazioni importanti, tra le quali l’obbligo di effettuazione della valutazione del rischio almeno triennale, qualora non siano emerse problematiche nei controlli precedenti.

Per i datori di lavoro che non rispettano tali indicazioni sono previste delle sanzioni:

  • per la mancata redazione del documento sulla valutazione dei rischi è previsto l’arresto da 3 a 6 mesi e l’applicazione di un’ammenda da 2.500 a 6.400 euro;
  • per la valutazione rischio stress lavorativo effettuata senza medico competente è prevista un’ammenda da 2.500 a 6.400 euro, ed eventuale arresto da 3 a 6 mesi nei casi più gravi;
  • per la redazione del DVR senza misure di prevenzione o procedure specifiche per stress lavorativo è prevista un’ammenda da 2.000 a 4.000 euro;
  • per la redazione di un DVR senza elenco delle mansioni a rischio stress lavorativo e/o criteri per valutazione del rischio, l’ammenda va da 1.000 a 2.000 euro;
  • la redazione del documento di valutazione rischio stress senza RLS prevede un’ammenda da 2.000 a 4.000 euro;
  • la formazione inadeguata sul rischio stress da lavoro è connessa a un’ammenda da 1.200 a 5.200 euro oltre all’arresto da 2 a 4 mesi.

Valutazione del rischio

Valutare il rischio significa definire le probabilità e la gravità della situazione in modo da poter adottare delle contromisure per eliminare il rischio o almeno diminuire gli effetti sui lavoratori al minimo.

A tal fine, l’INAIL ha sviluppato una Metodologia di valutazione e gestione dello stress lavoro correlato mettendo a disposizione delle aziende una piattaforma dedicata per eseguire una valutazione in conformità alla normativa vigente.

In linea generale, comunque, possiamo identificare quattro diverse fasi nel processo di valutazione del rischio:

  • fase propedeutica, nella quale si organizzano gli strumenti e si stabiliscono le tempistiche da seguire per l’effettuazione della valutazione; 
  • fase della valutazione preliminare, nella quale viene effettuata l’analisi di indicatori oggettivi relativi al rischio stress lavorativo. In particolare, si effettua un’accurata analisi degli “eventi sentinella” dello stress lavoro correlato e si esaminano degli indicatori relativi al contesto lavorativo (autonomia decisionale, ruoli, pianificazione dei compiti, ecc) e al contenuto lavorativo (orario, mansioni, carichi di lavoro, ecc);
  • nella fase di valutazione approfondita, invece, vengono analizzate le criticità riscontrate al fine di ridurre al minimo i rischi e migliorare le condizioni di lavoro. In questa fase si tiene conto anche delle percezioni dei lavoratori raccolte tramite questionari, focus group o interviste semi-strutturate;
  • la fase di pianificazione degli interventi, infine, consiste nell’identificare quelle azioni e quegli interventi che possono essere effettuati per gestire le criticità evidenziate e migliorare la qualità del lavoro.

Come vengono stabilite le misure preventive?

Le misure preventive da adottare per ridurre il rischio o eventualmente eliminarlo definitivamente devono essere stabilite nel rispetto dell’accordo quadro europeo: possono includere elementi di gestione ed organizzazione del lavoro con interventi di tipo organizzativo, comunicativo, formativo, procedurale e tecnico.

Alcuni esempi di misure preventive includono:

  • il potenziamento degli automatismi tecnologici e la progettazione ergonomica degli ambienti di lavoro;
  • una diversa programmazione degli orari, turni, ritmi e carichi di lavoro;
  • una migliore pianificazione delle attività e delle risorse umane e strumentali per lo svolgimento dei compiti;
  • la definizione di sistemi di valutazione per i dirigenti in relazione alla gestione delle risorse umane;
  • l’introduzione di sistemi premianti in relazione al raggiungimento di determinati obiettivi.