Autofattura psicologo: cos’è e quando si fa

Autofattura psicologo

Conoscere il meccanismo di emissione di un’autofattura per uno psicologo è fondamentale per affrontare determinate situazioni nelle quali, per esempio, un fornitore non ha emesso il documento fiscale in seguito alla vendita di un bene o alla prestazione di un servizio. Oppure qualora sia stata emessa una fattura da un cedente/prestatore estero, ma senza l’applicazione dell’Iva.

Quando ti trovi in queste (o in altre) situazioni, per evitare di incorrere in sanzioni pesanti, puoi emettere un’autofattura seguendo la procedura corretta. Scopriamo come fare, quando utilizzarla e quali codici inserire per non commettere errori.

Cos’è l’autofattura per lo psicologo

L’autofattura è un documento particolare che, a differenza della tradizionale fattura di uno psicologo, viene emesso dal cessionario/committente invece che dal cedente/prestatore. In altre parole, si tratta di una fattura elettronica che un soggetto passivo (impresa o privato) emette verso se stesso “come se” fosse lui stesso il cedente.

Ti sarà capitato, per esempio, di non ricevere la fattura da parte di un fornitore dopo aver acquistato un bene da lui vendita o di aver fruito di un servizio da lui erogato, oppure di dover aggiustare l’applicazione dell’Iva su un acquisto effettuato da un cedente estero.

In questi casi (e in altrettanti), conoscere il meccanismo delle autofatture è essenziale per tenere in regola i conti e non incorrere in sanzioni a parte dell’Agenzia delle Entrate.

Quando va fatta l’autofattura dallo psicologo?

L’autofattura è una vera e propria fattura elettronica emessa da uno psicologo che si emette in precisi casi, indicati dalla legge (alcuni dei quali li abbiamo indicati negli esempi precedenti):

  • come denuncia in caso di mancato ricevimento della fattura da parte del fornitore/cedente (o in caso di irregolarità);
  • per la cessione gratuita di beni (omaggi);
  • per l’autoconsumo di beni aziendali;
  • per l’acquisto di beni o servizi extra UE;
  • per acquisti effettuati da produttori agricoli in regime di esonero.

Il professionista che non rispetta le norme relative all’emissione di autofatture da psicologo (nei casi previsti dalla legge) o che le emette con ritardo, rischia di incorrere in una sanzione standard di 2 euro per ciascuna fattura, fino a un massimo di 400 euro al mese. Tuttavia, è possibile dimezzare tale sanzione (riducendola a 1 euro per ciascuna autofattura) se la fattura viene emessa entro 15 giorni dalla scadenza. In tal caso, anche il limite mensile si riduce a 200 euro.

Perchè si fa l’autofattura?

Come abbiamo visto, quindi, l’autofattura è un documento che si emette – in certe situazioni – per regolarizzare l’applicazione dell’Iva nei casi espressamente previsti dalla legge, evitando di incorrere in sanzioni.

Si può emettere autofattura anche in relazione alle operazioni di autoconsumo o di cessione gratuita, ma senza rivalsa Iva. 

Cosa succede se si acquistano prodotti o servizi presso negozi, esercenti o fornitori esteri?

Nel momento in cui – riprendendo l’esempio iniziale – si acquista un prodotto proveniente dall’estero e sul quale il cedente non ha applicato l’Iva, si rischia di finire nel mirino del Fisco. Infatti, il prodotto seppur acquistato all’estero viene lavorato ed eventualmente rivenduto in Italia, ma lo Stato non ottiene nessuna tassa.

Ecco quindi che con l’autofattura lo psicologo si rimette ordine ai conti e si inserisce l’Iva dove non è stata correttamente applicata.

Come fare un’autofattura per psicologi: un esempio

Passando al livello pratico, quali sono le informazioni da inserire all’interno di un’autofattura per psicologi?

Le voci da compilare sono diverse, ma molto simili a quanto previsto per la compilazione di una fattura elettronica:

  • nella sezione “Tipo documento” bisogna inserire il codice relativo all’operazione che si intende eseguire, per esempio il codice “TD20 – Autofattura per regolarizzazione e integrazione delle fatture”;
  • nell’apposito campo “Dati del cedente/prestatore” vanno inseriti i dati relativi al fornitore che avrebbe dovuto emettere la fattura (il cedente appunto);
  • nel campo “Dati del cessionario/committente” vanno invece inseriti i dati relativi al soggetto che emette e trasmette via SDI il documento (quindi lo psicologo);
  • nel campo “Soggetto Emittente”, si inserisce il codice “CC” (cessionario/committente).

A questo punto si procede come con la compilazione di una fattura “tradizionale”, ovvero inserendo:

  • il prezzo del prodotto/servizio acquistato e la relativa Iva, se necessaria;
  • il numero progressivo della fattura;
  • la data di emissione.

All’interno di un’autofattura deve inoltre essere riportata la seguente dicitura: “autofatturazione di cui all’articolo 21, comma 6-ter del DPR n 633/72″.

Autofattura Sumup

Emettere un’autofattura SumUp per psicologi è molto semplice. Una volta ricevuta la fattura dal fornitore estero, occorre inserirla negli acquisti e integrarla con alcune informazioni essenziali come la data, il numero progressivo, gli identificativi fiscali del cedente e del cessionario, il prezzo del servizio o del prodotto acquistato più l’Iva se prevista.

A questo punto è possibile emettere l’autofattura che, entro 15 giorni dal ricevimento nel mese competente, andrà registrata tra le fatture emesse.

Considerando che SumUp applica delle “commissioni bancarie”, in autofattura non si applicherà l’Iva in nessun regime fiscale: il documento servirà soltanto per comunicare allo Stato e al Fisco di aver usufruito di un servizio estero, che però è esente Iva.

Autofattura con Meta e Google

Alcuni esempi di autofattura più comuni per uno psicologo riguardano i servizi erogati da Meta (Facebook) e da Google, soprattutto per quanto riguarda le sponsorizzazioni della propria attività e delle eventuali proprie iniziative.

L’emissione della fattura da parte dei due colossi avviene periodicamente (in linea generale a cadenza mensile, o al raggiungimento di una certa soglia), ma senza l’applicazione dell’Iva.

Per evitare sanzioni da parte del Fisco, lo psicologo dovrà emette una fattura come se fosse stata emessa da Google o Meta, quindi indirizzata a sé stesso e contenente il valore delle commissioni del periodo di riferimento, maggiorate di Iva. Questo vale anche per i professionisti che che operano nel regime forfettario.

Come risulta alla fine una autofattura elettronica?

Così come per le fatture tradizionali, anche le autofatture devono assolvere l’obbligo di fatturazione elettronica e quindi essere trasmesse all’Agenzia delle Entrate attraverso il Sistema di Interscambio (SDI). L’unica eccezione è prevista per le autofatture per prestazioni fornite da soggetti extra UE, per le quali la procedura è facoltativa.

La compilazione di un’autofattura segue le stesse regole di un documento tradizionale (come abbiamo visto nell’esempio) compresa la scelta del codice “tipo documento”, che varia in base alla motivazione per cui si crea l’autofattura.

Per non incorrere in sanzioni, infine, l’autofattura deve essere inserita all’interno del registro delle fatture emesse entro il 15 del mese successivo a quello di effettuazione dell’operazione oggetto della fattura e nel registro degli acquisti anteriormente alla liquidazione periodica o alla dichiarazione annuale per la detrazione. 

Quando si usano i codici TD17, TD18, TD19?

Le autofatture con codice TD17, TD18 o TD19 riguardano operazioni da e verso soggetti non residenti in Italia. Per comprendere quale codice utilizzare è opportuno contattare il proprio commercialista.

Di seguito proponiamo una tabella riepilogativa che riassume in quali casi si possono utilizzare i codici sopra riportati.

Codice di riferimentoQuando si utilizza
TD17
Integrazione o Autofattura per acquisto di servizi dall’estero
Utilizzato per il reverse charge esterno, dove il fornitore dei servizi è un soggetto estero (UE o extra UE, RSM, oppure Città del Vaticano), e l’acquirente è un soggetto italiano.
TD18
Integrazione per acquisto di beni intracomunitari
Da utilizzare qualora un soggetto passivo italiano acquisti beni da un soggetto residente in un paese EU per il quale l’Iva non risulti imponibile, ma deve essere assolta dal cessionario in Italia. Può essere usato anche per acquisti intracomunitari che prevedono l’introduzione dei beni in un deposito Iva.
TD19
Integrazione o Autofattura per acquisto beni (D.P.R. n. 633/1972)
Si utilizza per i beni che sono già nel territorio italiano, senza importazioni: in questi casi si emette una fattura che riporta solo l’imponibile, mentre l’imposta andrà assolta dal compratore italiano che emette autofattura riportando nel rispettivo documento i dati relativi all’imposta. Si può usare questo codice anche per acquisti verso RSM e Vaticano.

Come scegliere il codice

Esistono diverse tipologie di autofattura che si differenziano in base ai codici utilizzati, per esempio:

  • TD16 – integrazione fattura reverse charge interno;
  • TD17 – integrazione/autofattura per acquisto servizi dall’estero;
  • TD18 – integrazione/autofattura per acquisto beni intracomunitari;
  • TD19 – Integrazione/autofattura per acquisto di beni ex art.17 c.2 DPR 633/72.

Oltre a questi, esistono anche altri codici da conoscere per capire quale si adatta maggiormente alla tipologia di autofattura che si intende emettere:

  • TD20 – Autofattura per regolarizzazione e integrazione delle fatture (ex art.6 c.8 d.lgs. 471/97 o art.46 c.5 D.L. 331/93);
  • TD21 – Autofattura per splafonamento;
  • TD22 – Estrazione beni da deposito Iva;
  • TD23 – Estrazione beni da deposito Iva con versamento dell’Iva;
  • TD26 – Cessione di beni ammortizzabili e per passaggi interni (ex art.36 DPR 633/72):
  • TD27 – Fattura per autoconsumo o per cessioni gratuite senza rivalsa.