Negli ultimi anni è aumentata la richiesta di valutazioni psicologiche in ambito giudiziario-forense, soprattutto a causa di conflitti familiari, tutela dei minori e danni psicologici. Questo aumento è dovuto ad una maggiore sensibilità sociale e alla crescente integrazione della psicologia nei procedimenti giudiziari.
In conseguenza di questa crescita, sono ormai tanti i giovani che si chiedono quali sono gli step necessari per diventare psicologo forense. Il percorso di studi, la formazione e gli sbocchi professionali non sono sempre così chiari.
Oltre alla formazione in psicologia, l’abilitazione alla professione e l’iscrizione all’Albo, bisogna avere dei requisiti e delle competenze specifiche richieste dall’ambiente di lavoro. Per lavorare come psicologo in un Tribunale bisogna avere una laurea triennale e anche una laurea magistrale; sono richieste inoltre conoscenze e competenze specifiche in ambito giuridico.
Scopriamo di cosa si occupa questa figura, qual è il percorso formativo da seguire e quali competenze sono necessarie per questo ruolo.
Come diventare psicologo forense
Lo psicologo forense è una professione che si pone a metà strada tra la psicologia e l’ambito giudiziario: perciò il percorso per diventare psicologo forense è del tutto simile a quello per diventare uno psicologo, ma richiede anche delle conoscenze più specifiche in ambito giuridico.
La carriera di un giovane che sogna di diventare psicologo forense inizia con la laurea triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche (classe L-24), e prosegue subito dopo con la laurea magistrale in Psicologia (classe LM-51). Ottenuta la laurea e terminato il master, a partire dal 2022 non è più necessario sostenere l’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione: puoi quindi svolgere il tirocinio professionalizzante per concludere gli studi.
A questo punto puoi iscriverti alla sezione A dell’Albo degli Psicologi della tua Regione di residenza e proseguire il tuo percorso per diventare psicologo forense.
Molti giovani decidono a questo punto di seguire la strada per diventare Consulente Tecnico e quindi si iscrivono all’Albo dei Consulenti tecnici d’ufficio in materia civile e all’Albo dei Periti in materia penale. La richiesta va presentata online al Tribunale competente per territorio, rispettando questi requisiti:
- iscrizione all’Albo degli Psicologi dal almeno 3-5 anni;
- formazione professionale o esperienza nell’ambito psicologico-giuridico;
- conoscenza delle normative giuridiche e processuali;
- non aver ricevuto sanzioni o sospensioni dalla professione.
Una volta iscritto all’Albo dei Consulenti Tecnici, lo psicologo forense deve continuare a seguire la formazione obbligatoria partecipando a convegni, eventi, corsi di formazione e aggiornamento per ottenere i crediti necessari.
Cosa studiare per diventare psicologo forense
Esistono diversi corsi e lauree specialistiche su materie varie e utili per gli studenti che vogliono intraprendere la professione forense: dalla psicologia del lavoro e delle organizzazioni allo sviluppo, dall’educazione alla comunicazione, fino al marketing. Il percorso preferito dagli studenti, e quello più adatto per lavorare come psicologo forense, è un curriculum in Psicologia clinica.
In alternativa, ci sono anche tanti master in psicologia che sono interessanti per conoscere i metodi e le tecniche che utilizza uno psicologo forense:
- Master in Psicologia giuridica e forense;
- Master in Criminologia e psicologia forense;
- Master in Criminologia clinica, psicologica giuridica e psichiatria forense.
Negli ultimi anni, in considerazione dell’aumento di interesse verso questa specializzazione, molte Università hanno attivato dei corsi specifici per diventare psicologo forense: per esempio, il corso di Laurea magistrale in Psicologia Criminologica e Forense erogato dall’Università di Torino oppure il corso di Laurea magistrale in Psicologia giuridica, forense e criminologica dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Cos’è la psicologia forense
La psicologia forense è quella parte della psicologia che studia come gli aspetti psicologici e sociali possano influenzare i processi giudiziari. Questa disciplina si impegna nel valutare lo stato mentale, le capacità cognitive, l’affidabilità delle testimonianze e l’eventuale danno psicologico subito in seguito a traumi o disagi.
La psicologia forense (che fa parte della più ampia branca della psicologia giuridica) interviene sia in ambito civile (ad esempio nei casi di affidamento) sia in ambito penale (ad esempio nella valutazione della capacità di intendere e di volere).
La figura dello psicologo forense è fondamentale: il professionista collabora con il giudice o con il tribunale, applicando le proprie conoscenze e competenze al contesto giuridico.
Dove lavora e cosa fa lo psicologo forense
Lo psicologo forense può lavorare in diversi ambienti giuridici, ricoprendo numerosi ruoli:
- come ausiliario del giudice, che lo nomina personalmente;
- nelle consulenze tecniche d’ufficio (CTU) o nelle perizie;
- come consulente tecnico di parte (CTP) su diretto incarico ricevuto dal cliente o su proposta del legale;
- come consulente tecnico nominato dal Pubblico Ministero.
I suoi ambiti lavorativi e di competenza quindi comprendono tantissime situazioni:
- in ambito civile, per esempio nei casi di divorzio o separazione per i quali è necessario valutare le capacità genitoriali per definire l’affidamento dei figli, oppure nei procedimenti di adozione o affidamento di un bambino;
- in ambito penale, per esempio per la valutazione della capacità di intendere e di volere di una persona che ha commesso un reato al momento del fatto oppure l’eventuale valutazione dell’idoneità a testimoniare di una persona o di una vittima di reato.
Mansioni di uno psicologo forense
A seconda dell’ambiente in cui lavora, uno psicologo forense può assumere diversi ruoli e mansioni, per esempio:
- Consulente Tecnico di Ufficio (CTU);
- Consulente Tecnico di Parte (CTP);
- Psicologo criminologo o vittimologo.
A seconda dei ruoli che assume, lo psicologo deve valutare il comportamento, le abitudini e i gesti delle persone in considerazione degli eventuali reati commessi; oppure la capacità di intendere e di volere dei testimoni che hanno assistito a un reato o un episodio di violenza.
Il ruolo dello psicologo forense è quindi quello di un tecnico che applica le proprie conoscenze sulla salute mentale e psicologica alle situazioni di diritto civile o penale.
Competenze di uno psicologo forense
Le conoscenze e competenze d uno psicologo forense sono estremamente variabili e uniscono una serie di aspetti psicologici a delle regole giuridiche. La figura dello psicologo al Tribunale, che non fornisce una cura ma piuttosto una consulenza psicologica, può rivelarsi fondamentale nella conclusione del processo.
Per questo motivo, lo psicologo forense deve conoscere il linguaggio giuridico, le varie fasi del processo, il suo funzionamento e tutte le connessioni psicologiche che possono agganciarsi al caso.
Non devono mancare, infine, le competenze fondamentali per uno psicologo di base: l’ascolto attivo del paziente, la capacità di comunicare in maniera semplice e diretta, e la capacità di mettersi nei panni del proprio cliente.
Diventare uno psicologo forense è un percorso lungo e difficile, ma può portare molte soddisfazioni, anche economiche.
Differenze con lo psicologo clinico
A differenza di uno psicologo clinico, lo psicologo forense non trova una cura per i problemi dei propri pazienti ma fornisce consulenza e sostegno psicologico in ambito giudiziario per valutare come alcune attitudini o credenze personali possano influenzare il comportamento di una persona che ha commesso un reato.
Così come lo psicologo clinico, anche quello forense utilizza il colloquio come strumento diagnostico sfruttando capacità di ascolto ed empatia per indagare sui comportamenti psicologici del paziente. Lo scopo è però diverso: lo psicologo al Tribunale sfrutta il colloquio per ottenere una valutazione oggettiva dei fatti e per far emergere possibili connessioni tra un comportamento scorretto e un fattore pre-esistente.
Infine, lo psicologo forense opera su mandato del giudice e spesso contro la volontà della persona di cui deve valutare lo stato psichico.